Cosa si intende per Chirurgia orale:
Gli interventi comunemente eseguiti in studio coprono il 99% delle esigenze di chirurgia odontostomatologica e prevedono:
Estrazione dentali semplici:
estrazione dente del giudizio incluso con esecuzione del lembo chirurgico necessario per effettuare l’esposizione e la frammentazione dentale al fine di ridurre la breccia ossea.
Apicectomie radicolari:
per rimuovere focolai di infezioni apicali in denti non ritrattabili endodonticamente per la presenza di protesi fisse o di canali insondabili.
Gengivectomie:
per la rimozione di esuberi gengivali quali epulidi o per allungamento della corona clinica del dente in presenza di profonde carie del colletto.
Frenulectomie:
per ripristinare la corretta mobilità labiale o linguale.
Innesti di osso autologo od eterologo:
talvolta necessario per aumentare adeguatamente il supporto osseo necessario al posizionamento di impianti.
Piccolo rialzo del seno mascellare:
per aumentare, nell’ arcata superiore, la profondità necessaria al posizionamento di un impianto.
Disinclusione chirurgica:
di elementi inclusi (comunemente il canino) al fine di effettuarne l’ancoraggio e riportare il dente nella corretta posizione nel contesto di una terapia ortodontia.
Tutti gli interventi indicati vengono eseguiti comunemente in anestesia locale essendo il trauma limitato ad un semplice disagio ma in totale assenza di sensibilità dolorosa.
L’anestesia generale va riservata esclusivamente ai pazienti con gravi patologie fobiche o portatori di handicap mentre i comuni stati ansiosi vengono affrontati e comunemente risolti mettendo il paziente a proprio agio. Vi è la possibilità di eseguire direttamente in studio gli interventi chirurgici piuttosto lunghi con l’ausilio di una sedazione cosciente e con la presenza di un anestesista alla poltrona. In questo modo si riescono a gestire con tranquillità e senza ansie anche interventi di 2 o 3 ore senza nessun ricordo negativo ed in massima sicurezza.
Ormai da lunghi anni l’implantologia è diventata una eccellente alternativa alla protesi tradizionale che consentiva di ripristinare i denti mancanti solo cn la riduzione a monconi dei denti vicini per eseguire dei ponti o con delle protesi mobili in assenza dei pilastri naturali.
La moderna implantologia osteointegrata consente la creazione di nuovi ancoraggi ossei con percentuali di successo intorno al 95-98%.
L’impianto è nella sostanza una vite in titanio che viene posizionata attraverso una semplice procedura chirurgica all’interno dell’osso mascellare.
Nella procedura classica l’impianto resta sommerso nell’osso per un periodo variabile da 4 a 6 mesi necessari perché si stabiliscano i legami dell’osteointegrazione impiantare.
Trascorso questo periodo si esegue con una seconda, più lieve, fase chirurgica il posizionamento di un pilastro sempre in titanio sull’impianto che svolgerà le funzioni di un moncone naturale consentendoci di preparare dapprima un provvisorio e quindi il dente definitivo.
La terapia impiantare qui descritta in termini semplificati è comunque subordinata all’esame clinico del paziente, alle valutazioni radiografiche nonché ai controlli ematochimici di routine.